Storia Gallio

ETIMOLOGIA
Il nome Gallio ha un’origine incerta. Alcune fonti lo fanno risalire all’idolo teutonico Ghelle, adorato anticamente sul colle dell’Ekele (o Lockele, o Jochel, o Leckle), dove successivamente sorse la chiesa parrocchiale. Altre ritengono derivi dal termine medievale Gazium o Gagium, che indicava la selva.
Altre ancora lo fanno derivare da Gelb, ossia dal colore giallo, perché il torrente Ghelpach, attraversando il paese, porta con sé delle terre argillose che danno alle rive una particolare colorazione giallastra.

MEDIOEVO E ETÀ MODERNA
Le prime notizie su Gallio, nel Medioevo, sembrano risalire alla dominazione dei Goti, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente.
Informazioni certe si hanno, però, a partire dal 900. Innanzitutto, si ricorda la battaglia tra gli Ungari e re Berengario, alla quale si attribuisce l’origine del nome di Monte Ongara (o Longara, nelle corruzioni successive). Il paese è anche nominato nel 917, insieme con Asiago, Rotzo, Albaredo e Roana, nell’elenco delle possessioni nel Feudo del Vescovo di Padova.
Il paese ebbe una chiesa già dagli inizi del X secolo, che mantenne la forma originaria fino al disastroso incendio del 1762 (o 1766), quando la popolazione fu costretta a ricostruirla.

Dal XI secolo, si osserva la discesa di genti dalla Baviera, le quali, amalgamandosi con gli abitanti, portarono l’idioma che ancor oggi chiamiamo cimbro.
Gallio, insieme con gli altri paesi dell’Altopiano, fu sotto il dominio del Vescovo di Padova fino al 1164. Successivamente il potere fu esercitato dal Comune di Vicenza e dagli Ezzelini, fino al 1259. Dal 1260, i Sette Comuni si unirono nella “Lega dei Sette Comuni”, che divenne delle “Sette Terre Sorelle”. Ogni comune, democraticamente, governava se stesso e partecipava alle decisioni collettive, attraverso le vicinie, ossia l’assemblea dei capifamiglia.

Nel 1310, la Lega divenne “Reggenza dei Sette Comuni”, e nel 1404 ci fu la spontanea dedizione alla Serenissima Repubblica di Venezia. Questo accordo si rivelò estremamente vantaggioso sia a livello politico, Venezia garantiva la secolare autonomia dell’Altopiano, che economico: la Serenissima necessitava di legname per armare le sue navi.

ETÀ CONTEMPORANEA
Il crollo della Repubblica di Venezia cambiò le sorti di Gallio e dell’Altopiano. La secolare autonomia si infranse sotto il rigido centralismo asburgico e la situazione economica iniziò progressivamente a peggiorare.
Si ebbero le prime forme di emigrazione sia stagionale, sia definitiva e il territorio divenne fucina di patrioti per i moti di liberazione del Lombardo-Veneto.
Per l’Altopiano, tuttavia, la situazione non migliorò dopo il 1866. L’annessione al Regno d’Italia non portò i benefici economici sperati e molti galliesi furono costretti ad emigrare verso il continente americano.
Come una tempesta che spazzò via case, attività produttive e tradizioni, arrivò la Prima Guerra Mondiale.
Gallio, per la sua posizione a confine tra la linea austrungarica e quella italiana fu per tutto il conflitto teatro di scontri e attacchi.
I galliesi dal 18 maggio 1916 furono costretti ad abbandonare tutto e si ritrovarono profughi in molte regioni d’Italia. I più fortunati si sistemarono vicino alla sede provvisoria dal comune, ad Albettone, nella Bassa vicentina, mentre gli altri si dispersero sul territorio nazionale. Furono anni di povertà, fame, malattie e sradicamento.
Dal 1919, i profughi ottennero il permesso di ritornare. Il paese era un cumulo di macerie, i campi crivellati dalle granate, i boschi arsi dai gas e le attività produttive distrutte. Con la tenacia che li contraddistingueva, gli abitanti iniziarono a ricostruire, rettificando le vie e cercando di ammodernare il centro abitato. Furono risistemate la chiesa e la canonica, che aveva subito numerosi saccheggi durante il conflitto, e i numerosi oratori e cappelle che caratterizzavano il paese e le sue contrade. Fu ricostruito il Municipio, di fronte al quale si colloca l’imponente edificio delle Scuole.
Il periodo tra le due Guerre fu veramente difficile. La povertà costrinse parte dei galliesi ad emigrare, soprattutto verso la Francia e il Belgio. Molti, a malincuore, decisero di non far più ritorno nella loro terra.
Il conflitto mondiale riguardò l’Altopiano sotto forma di guerra di Resistenza
Il nuovo dopoguerra fu caratterizzato da un’altra ondata migratoria, diretta, questa volta, verso l’Australia.
Progressivamente in Altopiano iniziò a consolidarsi quella vocazione turistica, che si era già timidamente delineata nei primi decenni del secolo, e che avrebbe portato, negli anni Sessanta, al boom economico che avrebbe garantito una certa stabilità economica agli abitanti.

Foto: ARCHIVIO STORICO DAL MOLIN